ANNA BOLENA DI DONIZETTI APPLAUDITA A TRIESTE

 

Recensione di ‘Anna Bolena’ di Donizetti in scena al Verdi di Trieste il 21 gennaio  2024

 

 

Ritorna, dopo una dozzina d’anni, Anna Bolena di Donizetti al teatro Verdi di Trieste.

Opera complessa, per le tante difficoltà musicali e per la complessità drammaturgica dei personaggi, che non è facile ascoltare nelle programmazioni teatrali di questi anni.

Il Verdi punta su un allestimento conosciuto, firmato da un regista di fama mondiale , una serie di voci giovani ed interessanti, un direttore in forte crescita  e vince la sfida, incassando un franco successo.

Lo spettacolo dura oltre tre ore, ma scorre  piacevolmenteelegante, non ci sono tempi morti, nessuna  forzatura esagerata, diversi momenti di grande suggestione e tante immagini eleganti, anche grazie ai  ricchissimi costumi firmati, come le scenografia, da Paul Brown.

La regia era di  Graham Vick, ripresa con attenzione e grande rispetto da Stefano Trespidi,  che già aveva guidato la ripresa triestina del 2012.

Una grande pedana a più livelli, di un rosso opulento e suggestivo, si muove per articolare la vicenda della sventurata regina, che si avvicina alla platea man mano che gli eventi si fanno più drammatici.

Pochi gli elementi scenici: una lunga serie di finestre  sullosfondo, una parete trasparente, un letto storto, provocatoriamente di metallo, un cerchio di candele e poco più, caratterizzano i momenti della storia, in un gioco di rimandi e ritorni tutt’altro che banali.

La storia così assume una valenza universale, che va ben al di là della vicenda storica, per assumere toni universali ed una drammaticità intensa, che riesce a conquistare il pubblico anche per il bel lavoro di caratterizzazione sui singoli personaggi.

Non che tutto sia chiaro nella regia, come per esempio  il senso delle  figuranti che affollano l’ouverture,  ma nell’insieme uno spettacolo di pregio, che merita di essere visto.

Musicalmente le cose sono andate altrettanto bene.

L’orchestra del Verdi ha saputo rispondere con sensibilità alle richieste del Maestro Ciampa, che ha brillato per eleganza e freschezza.

La partitura è  tutt’altro che semplice , ma Ciampa ha saputo leggerla con garbo, tempi sostenuti ma mai troppo serrati , una tensione continua  ottenuta con grande pulizia formale ed evitando il rischio di volumi strabordanti, affrancandosi dai modelli del passato e sostenendo con efficacia i cantanti.

La via scelta è quella della valorizzazione delle pagine solistiche, grazie  alla bravura degli  interpreti, anche se va sottolineato che il coro, diretto dal Maestro Paolo Longo, ha regalato momenti di grande suggestione, in particolare negli interventi delle voci femminili .

Capace di valorizzare  i pregi di ciascuna delle  voci, il direttore ha regalato momenti di grande suggestione anche nei pezzi d’insieme: il quintetto del primo atto ed il grande sestetto sono stati calibrati con misura e garbo, permettendo anche ai personaggi secondari di trovare il giusto peso e gli appropriati colori.

Passando agli interpreti, Nicolò Donini ,Lord Rochefort, ha assolto il ruolo con efficacia e credibilità scenica.

Andrea Schifaudo, nel ruolo di Sir Hervey, si conferma tenore interessante, dalla tecnica sicura e con uno strumento vocale dal colore accattivante  , che  ci auguriamo che il Teatro Verdi vogliavalorizzare, offrendogli ruoli sempre più di primo piano ed in grado di permettergli di mettere in risalto  le sue caratteristiche..

Veta Lipipenko, mezzosoprano russo, ha portato in scenaSmeton, per il quale  sono stati riaperti tutti i tagli, facendo ascoltare un colore bruno molto suggestivo, acuti  potenti e ben centrati, sicurezza nei passaggi.

Riccardo Fassi è stato un Enrico VIII di grande efficacia vocale e fascino scenico.  

Dotato di  uno strumento dal suono ricco,  con note basse piene e ricche di sfumature, un suono omogeneo in tutta l’estensione  ed acuti potenti e sicuri, ha saputo tratteggiare anche scenicamente una figura interessante, articolata, ricca di suggestioni: marito distante, amante appassionato , monarca severo, rappresentante del potere, uomo vendicativo e senza scrupoli. Convincente senza risultare mai eccessivo, ha saputo conquistare il giusto ruolo centrale nella narrazione.

Uno dei trionfatori della serata è stato  Marco Ciaponi , tenore di grande talento, dotato di una voce dal colore ammaliante, una tecnica solidissima, una ampia estensione  che lo fa volare sul pentagramma senza difficoltà fino ai più ostici sovracuti, che sa porgere con leggiadra sicurezza. 

Un autentico interprete donizettiano, in un tempo in cui la genericità sembra imperare senza pietà, attento al canto ma anche ai recitativi, che cesella con sapienza.

La semplicità apparente con cui plasma il ruolo è sicuramente frutto di moltissimo lavoro, ma anche di una sensibilità artistica fuori dal comune, che gli consente di offrire al pubblico un Lord Percy credibile, commovente, che riesce a commuovere senza ricorrere a facili effetti  e che, nonostante l’altissima qualità della prestazione vocale, sa non rendere il personaggio subalterno alla partitura.

Ogni aria è cantata con partecipazione e misura, in un crescendo sempre più coinvolgente, fino alla aria finale, che oltretutto arriva dopo una sequenza di prove vocali molto impegnative,  nellaquale il canto si fa adamantino ed al tempo stesso  venato di dramma autentico,  commovente, asciutto, senza forzature, per arrivare all’acuto che è metafora  di un volo verso l’Infinito.

Grandissima la Giovanna di Laura Verrecchia .

Il mezzosoprano ancora una volta si dimostra come una delle voci femminili più interessanti fra le ultime leve.

Completamente calata  scenicamente nel personaggio, riesce ad essere credibile come ancella della regina, come amante appassionate del re, trasmette i suoi disagi ed i rimorsi, appare allafine schiacciata dalla volontà di Enrico VIII.

Per ognuno degli aspetti trova la  giusta sfumatura, l’accento più adatto,  forte di una voce dalla  ampia estensione, ingemmata di un colore suadente, una tecnica solida, acuti potenti e puliti che riescono a non essere mai esibizione autoreferenziale, ma sempre corretta narrazione.

Molto suggestiva, per eleganza interpretativa e sicurezza  neivirtuosismi, ‘Per questa fiamma indomita’, pagina complessa che viene risolta senza alcuna esitazione, ma imponenti anche le prove offerte nei duetti. Sia nei due con il re, nei quali tratteggia prima sensualità, poi il senso della supplica che con la Bolena. In questo caso le due interpreti danno il meglio, con una Verrecchia con una vastissima varietà di sfumatura e Salome Jicia, Anna Bolena, che supera alcune fragilità del primo atto per mettere in risalto un potenziale che brillerà nella lunga scena finale, nella quale metterà in evidenza mezzevoci preziose, raffinati filati e pianissimi di grande fascino.

La Jicia è voce interessante, con una carriera che recentemente l’ha portata ad una ampia frequentazione dei palcoscenici non solo italiani.

Certo passare dalla musica contemporanea di ‘Edith’ a Donizetti nel giro di poche settimane non deve essere stato facile.

Non solo musicalmente , ma anche proprio per entrare nel personaggio.

Così se vocalmente la sfida è sostanzialmente vinta,  dal punto di vista drammaturgico Anna Bolena avrebbe bisogno di maggior carisma, di una autorevolezza  da regina, che abbiamo visto latitare o porsi in maniera poco determinata.

Una Bolena dolente, rassegnata, che commuove Al dolce guidami ma che sembra più Lady Macbeth in ‘Coppia iniqua’quasi che la figura apparisse ancora abbozzata, forzata nei momenti di maggior tensione drammatica.

Una regina imparentata a Desdemona, parte peraltro interpretata con  successo proprio a Trieste,  ma che rischia di cedere il passo alla sontuosa figura di Giovanna di Seymour di Laura Verrecchia.

Alla fine, comunque applausi copiosi e meritati per tutti gli interpreti, con ovazioni per il maestro Ciampa.

Anna Bolena -Trieste 2024

Gianluca Macovez

 

Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, stagione d’opera e balletto 2023-24
“ANNA BOLENA”

Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani

Anna Bolena Salome Jicia

Lord Riccardo Percy Marco Ciaponi

Giovanna di Seymour Laura Verrecchia

Enrico VIII Riccardo Fassi

Smeton Veta Pilipenko

Lord Rochefort Nicolò Donini

Sir Hervey Andrea Schifaudo

Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste

Maestro Concertatore e Direttore Francesco Ivan Ciampa

Maestro del coro Paolo Longo

Regia Graham Vick

Regista collaboratore Stefano Trespidi
Scene e costumi Paul Brown

Allestimento in coproduzione tra la Fondazione Arena di Verona e la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste

Trieste, 21 gennaio 2024

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